giovedì 5 novembre 2015

Vampyr - 1932

Vampyr è un film horror del 1932 di produzione Tedesco – Francese, diretto da Carl Theodor Dryer.
Primo film sonoro realizzato da Dryer, venne girato in tre lingue differenti, rendendo la lavorazione della pellicola particolarmente impegnativa.
Per ovviare al problema, il regista decise di optare per un formato ibrido tra non sonoro e sonoro.
Accanto ai tradizionali “sipari” in uso nel cinema muto, i quali narrano buona parte di quanto accade nella storia, sono presenti alcuni dialoghi ridotti all'osso, ridoppiati nel corso della post produzione in Tedesco, Francese ed Inglese.


Posso affermare che questa soluzione dona al film un ulteriore tocco di mistero, che unito alla tecnica usata per girarlo e alla storia, creano un insieme particolarmente sospeso, onirico, e disturbante.
Sono proprio questi i termini che con maggiore naturalezza associo a Vampyr, e che rendono la visione della pellicola un'esperienza da provare, nonostante il ritmo narrativo spesso eccessivamente lento, e la trama poco chiara.
Quasi l'intero cast impiegato nella realizzazione, era non professionista.
In particolare Allan Gray, il protagonista, era nulla più del mecenate di Dryer, che dopo aver fornito i soldi per la produzione del film, richiese di comparirvi nel ruolo principale.
Julian West, nome d'arte sotto al quale si celava il Conte Nicolas De Gunzburg, non possedeva alcuna esperienza attoriale, ed a parte la sua elegantissima presenza, appare evidente come la mancanza quasi completa di espressività e abilità nel muoversi all'interno dello spazio scenico, abbiano costretto Dryer a dirigere il giovane atteggiandosi come fosse prigioniero di un sogno, cosa che, paradossalmente,  rese la sua inespressività interessante.
Visionario, astratto, immerso in una luce polverosa e malata, Vampyr non si può certamente definire un film horror così come lo si intende adesso, ma regala allo spettatore momenti di altissima emozione e tensione, che, credetemi, faticherete a dimenticare.
Tornando all'aspetto “luce”, l'effetto offuscato e per così dire “slavato” della pellicola, è da attribuirsi ad un piccolo incidente occorso a Rudolph Maté, il direttore della fotografia. Avendo accidentalmente aperto una latta contenente un rullo di pellicola, creò una sovraesposizione del materiale in grado di affascinare Dryer a tal punto, da desiderare ricreare l'effetto nel suo film, tramite l'uso di una garza posta ad una distanza di circa 9 metri dall'obiettivo.
La storia: Allan Gray giunge nel villaggio Francese di Courtempierre, trovandosi coinvolto in una storia oscura le cui protagoniste, due sorelle di nome Léone e Gisèle, sono insidiate dalla presenza di un misterioso vampiro.
Léone in particolare, giace a letto malata, e le sue condizioni appaiono particolarmente gravi.
In un susseguirsi di scene allucinate fitte di ombre, fantasmi, porte che si aprono e chiudono da sole e molto altro,  Allan cercherà di fare luce sull'enigma della malattia di Léone, l'assassinio di suo padre, e il ruolo che il medico del villaggio sembra avere in tutta la faccenda.
Come scritto in precedenza, alcune scene vi resteranno impresse nel cervello, anche se, come me, possedete una memoria scarsissima.
Quando Léone viene riportata in casa, dopo essere stata sorpresa a vagare in preda ad uno stato di sonnambulismo e delirio, e piangendo invoca la morte al fine di liberarsi delle sue pene, assistiamo ad un cambio di espressione nella ragazza, la quale si muta per un attimo in una creatura come posseduta da qualcosa di esterno e malato.
Ecco, la tensione, le inquadrature, l'atmosfera che si respira in quei pochi minuti sono qualcosa di incredibile, da pelle d'oca.


Un'altra scena memorabile, che presenta inquadrature e movimenti di camera assolutamente efficaci, e credo alquanto complessi per l'epoca, è la lunga sequenza durante la quale, Allan sembra addormentarsi su di una panchina, e una parte di lui si stacca dal corpo, seguitando ad indagare su ciò che sta accadendo nei dintorni.
La figura di Allan, resa come fosse un fantasma semi-trasparente, si ritrova poi ad assistere al suo stesso funerale.
Lo spettatore viene trascinato in un delirio di immagini angoscianti, che mostrano il mondo visto da Allan sdraiato nella bara chiusa, munita di una finestrella in vetro che dà all'esterno.
Mentre l'uomo giace immobile con occhi sbarrati e spiritati, la camera da presa si muove alternando immagini così come Allan le vede, ed immagini di quanto succede all'esterno.


È tremendamente claustrofobica ed angosciante questa parte, la più “forte” dell'intero film.
Incapace di staccare gli occhi dallo schermo, ho seguito l'intera scena trattenendo il fiato per l'emozione.
Dryer regala nuove ansie allo spettatore, e con sottile sadismo mette in atto la morte del dottore, rinchiudendolo dentro la macina di un mulino, dove soffocherà miseramente sotto tonnellate di farina.
Ho provato ammirazione e pietà per l'attore costretto ad interpretare una simile scena, in un'epoca dove gli effetti speciali erano pochi, creativi e rudimentali, e non c'era la computer grafica a salvare gli attori da situazioni spiacevoli, come il venire seppellito da chili e chili di polvere.
Vampyr è un viaggio allucinato che a volte perde un po' la via, spesso sorprende o lascia senza fiato,  ma di sicuro affascina nel profondo, chi abbia l'animo e la sensibilità giuste per vederlo.
Personalmente mi ha lasciata con una sensazione di sottile delusione, come mi sentissi incompleta, come se non avessi visto abbastanza, e credo che questo sia l'unico vero problema della pellicola che ebbe scarso successo all'epoca, sprofondando Dryer in un esaurimento nervoso al seguito del quale, venne ricoverato in un ospedale psichiatrico Francese. 
Il flop del film inoltre, tenne lontano Dryer dalla macchina da presa per una decina d'anni.
Se amate il cinema muto, le suggestioni visive, il mistero, cercate Vampyr nel web (è liberamente reperibile) e guardatelo.
Credo si rivelerà un'esperienza affascinante per molti, e se lo visionerete al buio o meglio ancora di notte... emozioni assicurate.