mercoledì 23 settembre 2015

Rapsodia Satanica

Un notte, vagando per le le lande di Facebook, sono incappata in un post fornito dall'ottima pagina Kasbah Salomè, dove l'admin presentava Rapsodia Satanica, film muto Italiano del 1917, con protagonista Lyda Borelli.
Quando ho visto Italia+film muto+Lyda Borelli mi son detta che DOVEVO VEDERLO.
YouTube, da sempre mio amico in questi viaggi a seguito della curiosità ha esaudito ancora una volta i miei desideri, dandomi la possibilità di visionarlo.
Ero curiosa in quanto non mi era mai capitato prima d'ora di guardare un film muto Italiano, e perché la figura di Lyda Borelli stuzzicava la mia fantasia.
Chissà come recitava e come si presentava al pubblico questa diva del cinema nostrano, della quale in passato avevo sentito parlare.
Il suo nome era rimasto impigliato in un angolino di memoria, facendomi venire voglia di indagare.
Rapsodia Satanica è, come già detto, un film muto Italiano del 1917 (anche se da alcune parti ho visto indicato il 1915) diretto da Nino Oxilia.


Si tratta di una delle ultime opere realizzate da questo regista, morto durante la prima guerra mondiale. Oxilia venne falciato da una granata, mentre si trovava sul fronte del Monte Grappa.
Oxilia era anche poeta, ed alcune sue composizioni trovate dopo la morte (vennero rinvenute nel suo zaino militare) furono raccolte in un'opera postuma.
Ma torniamo a Rapsodia Satanica.
Il film da me visionato dura circa 44 minuti, e presenta brevi parti contrassegnate da pellicola nera ad indicare i tagli voluti dalla censura, che ridussero la lunghezza dell'opera dagli iniziali 905 metri, a 850 metri.
La pellicola inoltre, è colorata a mano.
Rapsodia Satanica è una variazione sul racconto popolare del Faust, (Dottor Faustus) ispirata ad un poema di Fausto Maria Martini del 1915.
Alba d'Oltrevita, un'anziana nobildonna, stipula un patto con il diavolo (Mefistofele), e in cambio della giovinezza rinuncia all'amore.
Mefistofele, impersonato da Ugo Bazzini, viene ritratto in maniera assai caricaturale. Esce da un quadro tramite un interessante effetto scenico, presentandosi con il classico mantello/palandrana rossa, naso adunco, pizzetto e immense sopracciglia.
Promette ad Alba la giovinezza, e chiederà alla donna di dimostrare la propria serietà nei riguardi del patto, infrangendo una statuetta di Cupido.
Alba accetta il contratto, e ritornata giovane si da alla bella vita in un tripudio di feste e scenari bucolici, pieni di allegria e lusso.
La svolta avviene quando due fratelli, Tristano e Sergio, si innamorano di lei.
Quest'ultimo, esasperato dalla rivalità col fratello e desideroso di capire sino in fondo i sentimenti di Alba minaccia quest'ultima di uccidersi, se non andrà da lui allo scoccare della mezzanotte.
Durante una lunga scena Alba e Tristano (l'altro fratello) discutono animatamente per tentare di salvare la vita a Sergio, ma Alba decide di non curarsi dell'uomo, che si uccide.
La parte finale del film racconta della solitudine e presa di coscienza di Alba scopertasi innamorata di Tristano, interrotta dal ritorno di Mefistofele.
Il demonio catturata la donna nel suo mantello compie la metamorfosi che riporterà Alba allo stato originario, obbligandola poi a verificare di persona lo svanire della giovinezza.
La storia come avete visto è assai semplice; il film si divide in lunghe parti puramente estetiche e coreografiche, alternate a scene durante le quali avvengono fatti rilevanti.
Personalmente l'ho trovato piuttosto noioso oltre che pomposo, nonché sforzato nel suo voler apparire raffinato.
Lyda Borelli è irritante. Se c'è qualche suo fan che mi legge (ne dubito ma non si sa mai) non se la prenda, si tratta di un parere personale.
Credo di voler vedere quest'attrice (alla quale è stata intitolata una celebre casa di riposo per artisti situata a Bologna) in altre interpretazioni, per capire se era solita recitare sempre in quel modo eccessivamente lezioso ed oserei dire “vanitoso”, o è un caso a parte.
Ci sono stati momenti nei quali le avrei voluto tagliare le braccia, datosi che non perdeva occasione per far volare caoticamente lo scialle o le maniche di leggero tulle dell'abito, in cerca di effetti leggiadri che tuttavia a me, personalmente, sono risultati indigesti.
Capisco che devi esprimere la gioia e la vanità della giovinezza ritrovata, ma non credo occorra muoversi di continuo, mimando spontanei passi di danza.
Le ambientazioni sono molte, variate, e un po' commoventi.
Suppongo che il regista, seguendo il gusto liberty incentrato su bellezza ed estetica volesse catturare l'opulenza della nobiltà Italiana dell'epoca, ma ho trovato tutto eccessivamente costruito e sforzato.
I pannelli con la descrizione di scene e dialoghi sono scritti in forma poetica, probabilmente seguendo la composizione originale di Fausto Maria Martini.
Chi apprezza il tipo di poesia in voga in quegli anni li troverà interessanti, io ho provato invece un misto di ilarità ed imbarazzo.
Naturalmente per una come me, un'ignorante, è difficile cogliere determinate cose, quindi ribadisco che si tratta di gusto personale influenzato dalla mia inesistente cultura.
Le scene finali, dove Alba come dice il testo “Si velò sacerdotessa dell'amore e della morte” hanno un certo fascino languido, a partire dal gioco di specchi davanti ai quali essa indossa un grande velo bianco, sino alla sua uscita all'aperto completamente velata, dove appare come una sorta di fantasma misterioso.


Vi sono spunti insomma decisamente stuzzicanti, purtroppo affogati in un gran mare di pura estetica fine a se stessa.
Riflettendo sulla cosa mi sono immaginata nei panni degli spettatori di inizio secolo, con una guerra alle porte, ed ho pensato che per un pubblico del genere ammirare Rapsodia Satanica e Lyda Borelli debba essere stato uno spettacolo bellissimo ed irreale.
Rapsodia Satanica si è rivelato comunque un film illuminante dal punto di vista storico, di costumi, e del gusto corrente all'epoca.
Le musiche tra l'altro sono state composte niente meno che da Pietro Mascagni, il quale elaboro' una partitura appositamente per questo film, definendo il lavoro di sincronizzazione scene/musica "Lungo, improbo e difficilissimo".
Se amate il cinema, la poesia di inizio novecento, l'estetica di quel periodo, cercate Rapsodia Satanica nel web e troverete pane per i vostri denti.

venerdì 11 settembre 2015

Die puppe - The doll

Buongiorno, rieccomi dopo un bel po' di tempo, con una nuova “recensione”.
Vi giuro che la mia idea di partenza era quella di parlare di un libro a fumetti, ma ieri notte mi sono decisa a guardare l'ennesimo film muto e allora... 
Die puppe (The doll) è un film fantasy/romantico Tedesco del 1919, diretto da Ernst Lubitsch.
Il film è vagamente ispirato al balletto “Coppelia”.


Tutto inizia con il regista stesso, che costruisce sotto gli occhi dello spettatore un piccolo set o scenario di casa per bambole, dove inserisce due pupazzetti.
La finzione si muta in realtà ed i due pupazzi in persone vive, dando il via alla storia vera e propria.
Lancelot è il giovane nipote del Barone di Chanterelle, sin da subito presentato come un soggetto piuttosto maldestro, piagnucoloso e debole caratterialmente.
Lo zio, impaziente di mantenere viva la linea di famiglia, preme affinché il ragazzo decida di sposarsi.
Lancelot tuttavia non ne vuole sapere, e quando si trova di fronte al fatto che il Barone ha già distribuito in città un annuncio, col quale si invitano tutte le fanciulle in età da marito ad andare al suo palazzo per scegliere la futura moglie del nipote, fugge terrorizzato da quelle 40 femmine bramose di conoscerlo e conquistarlo.
La sequenza della fuga è molto carina e presenta il classico va e vieni già visto mille volte in altri film, dove il protagonista scappa correndo qua e la, attraverso varie ambientazioni.
Al termine della scena (a mio parere forse un po' troppo lunga) Lancelot cerca rifugio in un convento abitato da monaci tutt'altro che santi, il cui unico interesse è avere abbastanza denaro per mangiare in abbondanza, ed abbuffarsi di stinco di maiale e birra.
Il tempo passa ed i monaci si trovano a corto di risorse economiche, riunendosi tutti assieme per trovare una soluzione.
La scena durante la quale i confratelli cercano di prendersi carico delle preoccupazioni espresse dal reverendo padre è adorabile; ciascun monaco mette le proprie mani sulla testa del Reverendo, grattandogli gentilmente la cute.
Non so se abbia un significato preciso oltre a quello di essere buffa, ma a me ha fatto ridere!
La soluzione ai guai dei monaci, arriva sotto forma di annuncio sul giornale che uno dei fratelli sta leggendo: il barone promette 300,000 franchi al nipote, se deciderà di tornare da lui e prendere moglie.
Al grido di “300,000 franchi! Quanti stinchi di maiale si possono mangiare con questa cifra?” i monaci convocano Lancelot convincendolo a cercarsi una moglie, ed a cedere poi a loro il premio offerto dal Barone.
Per ovviare al fatto che il ragazzo NON vuole sposarsi esclamando “I will not marry a woman!” cosa che mi ha fatto pensare “E allora sposati un uomo” ma sorvoliamo, gli allegri fratacchioni che già pregustano le gioie di una bella mangiata, propongono a Lancelot di sposare una bambola.
In quei luoghi difatti abita Hilarius, un famoso artigiano di bambole, al quale il ragazzo potrà rivolgersi.
L'annuncio pubblicitario di Hilarius è esilarante, e ve lo riporto qua sotto.


Lancelot va dunque al laboratorio del costruttore di bambole, dove Hilarius aiutato dal suo apprendista, un ragazzino meravigliosamente maniaco e scaltro, sta terminando la sua ultima creazione: una bambola con le sembianze della sua adorata figlia Ossi.
Mentre Hilarius mostra a Lancelot la sua produzione, in una scena durante la quale tutte le bambole danzano per il ragazzo e gli si accalcano addosso facendolo morire di terrore, il piccolo apprendista mette in funzione la bambola con l'aspetto di Ossi, e balla con lei.
Sciaguratamente a causa di un incidente l'automa si rompe, e il ragazzino sprofonda nella disperazione.
Avviene così che Ossi decida di fingersi bambola, sino a quando la sua copia meccanica verrà riparata.
Quando Lancelot, spaventato dalla mancanza di moralità delle bambole ne chiede una di solidi principi, Hilarius propone al ragazzo Ossi, ignorando che si tratta di sua figlia e non della copia.
Da questo momento in avanti iniziano le divertenti scenette nelle quali Ossi cerca come può di continuare la sua farsa, in un susseguirsi di situazioni grottesche e comiche davvero deliziose.
Si tratta di meccanismi visti e stra-visti ma sempre efficaci, meccanismi sui quali la comicità si basa da sempre, e che non stancano praticamente mai.
Naturalmente assistiamo ad un lieto fine quando Ossi si rivela per quello che è cioè umana e non bambola, e Lancelot nel frattempo innamoratosi di lei la bacia.
Ho trovato il film delizioso e spassoso nella sua leggerezza, ben recitato e ricco di dettagli squisiti e un po' folli, che compaiono qua e la lungo la storia, facendoti sorridere e trasportandoti in un'atmosfera fiabesca, irreale.
Animali impersonati da sagome, la luna disegnata nel cielo, cavalli che non sono tali bensì persone in costume.
Le scenografie sono bellissime! La casa/laboratorio di Hilarius l'ho amata sin da subito, ed anche l'abbigliamento del giovane apprendista (credo lo ruberò per qualche mia storia).
Ossi Oswalda (sì, la protagonista porta lo stesso nome dell'attrice che la impersona) nel ruolo della finta bambola dona all'intera pellicola luce e fascino, grazie alla sua impeccabile interpretazione ricca di espressioni grottesche e buffe, e la capacità di vestire i panni della bambola con grande maestria e naturalezza.
La scena dove balla di fronte ai monaci è splendida, non si può fare a meno di amarla.
In definitiva consiglio davvero la visione di questo grazioso film muto, liberamente disponibile nel web.
Ho passato un'ora e rotti in allegria sorprendendomi a ridere e sorridere come una bimba, godendo dell'atmosfera spensierata e fiabesca che questa pellicola regala.
Date una chance a “Die Puppe”, e come sempre se vi va, scrivetemi le vostre impressioni.